Artisti Contro i Regimi: Quando l'Arte Diventa Resistenza
Negli ultimi tempi si parla sempre più spesso di resistenza. E non solo come ricordo del passato, ma come urgenza del presente.
Mentre in Europa — e in particolare in Italia — si alzano nuovi venti di intolleranza, autoritarismo e retoriche reazionarie, l’arte torna ad assumere il suo ruolo più importante: quello di voce libera, scomoda, necessaria.
Oggi voglio rendere omaggio a quegli artisti che non si sono piegati. Che hanno avuto il coraggio di dissociarsi, sfidare, resistere — spesso pagando un prezzo altissimo. Perché ricordarli significa difendere oggi la libertà di espressione.
Pablo Picasso – “Guernica” e l’orrore della guerra
Nel 1937, Picasso dipinge Guernica: un grido silenzioso contro il bombardamento nazista dell’omonima città basca. L’opera, commissionata per l’Esposizione Universale di Parigi, non mostra eroi, ma vittime: corpi spezzati, urla pietrificate, cavalli in agonia.
Picasso rifiutò di tornare in Spagna fino alla morte di Franco.
“L’arte non è fatta per decorare appartamenti. È un’arma di guerra.”
— Pablo Picasso
Renato Guttuso – La Resistenza sulla tela
Renato Guttuso, pittore italiano e militante del PCI, trasformò la pittura in una forma di lotta. Nel 1941 dipinge La Crocifissione: una scena laica, carnale, politica. Il Cristo è il popolo martoriato, e i carnefici indossano abiti moderni.
Scelse il figurativo per parlare al cuore e alla coscienza.
“L’artista non può essere indifferente a ciò che lo circonda.”
— Renato Guttuso
George Grosz – Satira contro il nazismo
Espressionista tedesco, irriverente e feroce, Grosz smascherò il potere con la satira. Ne I pilastri della società ridicolizza borghesi, preti e parlamentari con le teste piene di sterco, mentre sullo sfondo brucia la Germania.
Nel 1933 fuggì dalla Germania nazista, le sue opere erano già etichettate come “arte degenerata”.
“Chi tace diventa complice.”
— George Grosz
Käthe Kollwitz – L’arte del dolore e del dissenso
Kollwitz non usò la satira, ma l’empatia. Con disegni e xilografie raccontò la fame, il lutto, la miseria. Nel 1933 fu esclusa dall’Accademia delle Arti perché non sostenne il regime.
Nel suo struggente La madre con il figlio morto, le mani della donna proteggono il corpo del figlio. È silenzio che urla.
“Voglio agire sul nostro tempo, sulle persone, per aiutarle a vedere.”
— Käthe Kollwitz
Pier Paolo Pasolini – Dissidente in ogni forma
Poeta, regista, pittore, intellettuale. Pasolini fu un corpo estraneo al potere. Con film come Salò lanciò un’accusa radicale contro fascismo, consumismo e pornografia del potere.
Pagò con l’isolamento, la censura, la morte.
“Essere di sinistra oggi significa non accettare nulla di ciò che è ovvio.”
— Pier Paolo Pasolini
Frida Kahlo – Un corpo politico
Dietro ogni autoritratto di Frida Kahlo c’è una lotta silenziosa ma incrollabile: contro il dolore fisico, il patriarcato, il colonialismo. Comunista, anticonformista, non scese mai a compromessi.
“Piedi, perché li voglio se ho ali per volare?”
— Frida Kahlo
Carlo Levi – Esilio e verità
Nel 1935 Carlo Levi fu esiliato in Lucania. Da quell’esperienza nacque Cristo si è fermato a Eboli, un atto d’accusa contro l’abbandono del Sud e la retorica fascista.
“Le classi dirigenti non sono riuscite a far niente per questo popolo, che è rimasto fuori dalla storia.”
— Carlo Levi
Perché parlarne oggi?
Perché la censura è tornata sotto forme nuove. Perché il conformismo si maschera da neutralità. Perché l’arte ha ancora, e sempre, il dovere di prendere posizione.
Tutti questi artisti, con tecniche e sensibilità diverse, hanno detto “NO”. Alla guerra. All’ingiustizia. Alla propaganda. E lo hanno fatto con l’unica arma che avevano: la loro arte.
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